Industria 5.0: il nuovo credito d’imposta che cambia le regole del gioco
- Riccardo Italiano
- 19 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Il Piano Transizione 5.0 rappresenta un’evoluzione profonda del sistema degli incentivi per le imprese italiane. Più che una continuità rispetto al 4.0, si configura come un cambio di paradigma: non è più sufficiente investire in tecnologie innovative, ma occorre dimostrare un impatto concreto e misurabile in termini di riduzione dei consumi energetici.

Questo spostamento segna una cesura tra il passato recente, caratterizzato da incentivi automatici, e una nuova fase in cui l’efficientamento energetico diventa il perno attorno a cui ruotano le agevolazioni fiscali.
Un credito d’imposta condizionato
A differenza del precedente modello, il credito d’imposta Industria 5.0 non si applica a tutti gli investimenti in beni strumentali, ma solo a quelli che soddisfano criteri tecnici stringenti. Il beneficio potrà arrivare fino al 45% del valore dell’investimento, ma sarà riconosciuto solo in presenza di una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva.
Nello specifico:
Il risparmio deve essere pari almeno al 3% dell’intero impianto produttivo oppure al 5% su uno specifico processo o macchina coinvolta.
Gli investimenti devono riguardare beni 4.0, sia materiali che immateriali.
Gli impianti devono essere monitorabili in tempo reale e in grado di fornire dati misurabili e verificabili.
Documentazione e tempistiche per il credito Industria 5.0
L’accesso al beneficio è vincolato alla predisposizione di una documentazione tecnica complessa, che comprende:
Una diagnosi energetica ex ante, conforme alle norme UNI/CEI e riferita allo stato dell’impianto prima dell’investimento.
Una valutazione del risparmio energetico atteso, in termini assoluti e percentuali.
Una certificazione dei risultati conseguiti, rilasciata da professionisti o enti abilitati.
Un sistema di monitoraggio, che consenta la tracciabilità dei consumi e la verifica del miglioramento conseguito.
La documentazione non è un semplice adempimento formale: rappresenta il presupposto indispensabile per l’ammissibilità dell’intervento e dovrà essere coerente, verificabile e conservata ai fini di eventuali controlli.
Una misura non generalista
Il credito 5.0 introduce un meccanismo selettivo. Solo le imprese in grado di affrontare un processo di pianificazione dettagliato e multidisciplinare riusciranno ad accedervi. Non si tratta quindi di una misura “generalista”, ma di uno strumento destinato a chi intende integrare l’innovazione tecnologica con un percorso strutturato di efficientamento energetico.
Questo comporta:
Tempi di progettazione più lunghi
Coinvolgimento di più figure professionali (ingegneri, energy manager, esperti fiscali)
Necessità di integrazione con altre misure per sostenere i costi iniziali, spesso elevati
Adozione di un approccio strategico che tenga conto anche di altri fattori (ESG, rating bancario, impatto ambientale)
Intersezioni con altre misure
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda l’integrazione possibile con altri strumenti di sostegno pubblico. In particolare, il credito 5.0 può essere combinato con la Nuova Sabatini, con i bandi regionali per l’efficienza energetica e con alcune forme di finanziamento agevolato previste da CDP o da SIMEST per imprese esportatrici.
Inoltre, i progetti con un impatto positivo e misurabile sull’ambiente si inseriscono sempre più spesso nelle valutazioni di merito creditizio degli istituti bancari e degli investitori, generando potenziali vantaggi indiretti in termini di accesso al credito.
Il credito d’imposta Transizione 5.0 rappresenta una misura ambiziosa, pensata per spingere le imprese italiane verso una produzione più efficiente, moderna e responsabile. Tuttavia, la complessità tecnica e normativa del nuovo schema impone un’attenta valutazione preliminare.
È probabile che nei prossimi mesi emergeranno ulteriori chiarimenti interpretativi, ma resta evidente che la misura si rivolge a imprese strutturate o intenzionate a dotarsi di una visione a medio termine, in grado di gestire investimenti non solo in tecnologia, ma anche in competenza e metodo.



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